Il crowdfunding è adatto alle imprese artigiane?
Abbiamo chiesto a Lorenzo D’Amelio, innovation strategist dell’agenzia Btrees ed esperto di crowdfunding, se questa moderna modalità di reperimento fondi, possa essere valida ed utilizzabile anche dalle realtà più piccole e tradizionali.
1) Ciao Lorenzo! C’è una visione del crowdfunding legata solo a prototipi di prodotti ipertecnologici. Esiste invece una potenziale di sviluppo di questo mercato anche per i prodotti più tradizionali?
Ciao a tutti e grazie per l’opportunità di far conoscere meglio questo argomento.
Il crowdfunding è sicuramente un’opportunità per diverse realtà. Non solo per le startup innovative.
In Italia c’è un mercato del valore di oltre 90 milioni di euro riguardante questo settore, che è in continua crescita.
Si tratta in sintesi di uno strumento. Il vantaggio di creare una “pre-vendita” online secondo questa modalità, è maggiore per quelle realtà che parlano ad un pubblico tecnologicamente avanzato in quanto tendenzialmente queste persone sanno usare il mezzo Internet più agevolmente.
Detto ciò la differenza nel successo o meno di una campagna crowdfunding è data dall’impostazione della stessa, quindi dipende sostanzialmente da 3 cose:
1) tipologia e qualità del proprio prodotto;
2) la capacità di coinvolgere con la propria storia;
3) il punto di partenza ossia la community da cui si parte;
Usare questo strumento può essere un vantaggio competitivo.
Bisogna poi considerare che l’Equity Crowdfunding sta crescendo parecchio anche in Italia (quasi 10 milioni di euro raccolti negli ultimi 3 anni. Qui).
A mio parere ci sono diversi fattori, a cominciare dalla capacità di sviluppare un business plan in maniera leggera, nonchè la capacità nel creare un MVP -un prototipo base semplice, ma già adatto ad essere testato dal mercato- per coinvolgere una community e spingerla a finanziare il progetto.
Entro i 50.000 euro circa si tratta, a mio parere, soprattutto di una campagna di comunicazione, perché l’investimento per renderla di successo non ha parametri significativi di scalabilità.
Ossia, in Italia almeno, dove la cultura del crowdfunding è in crescita ma ancora non affermata come all’estero, l’investimento in attività richiede di avere un vasto team per gestire la quantità di attività che serve attivare. Nella mia New Media Agency BTREES solitamente siamo almeno in 12 persone a lavorare ad una campagna tra il nostro team e quello dell’azienda coinvolta.
Dopo la capacità di business development, una competenza necessaria è quella di project management in quanto bisogna saper gestire ruoli e tempi in maniera professionale.
A ciò serve aggiungere un sapere strategico in grado di analizzare quali obiettivi serve raggiungere, come arrivarci e con quale team da attivare in termini di competenze.
A livello di tempistiche bisogna considerare che per una campagna bisogna almeno partire 3-4 mesi prima con la comunicazione, che significa strutturare il progetto di base 6 mesi in anticipo, a seconda del livello di progetto da sviluppare.
3) Qual è l’apporto che può dare una società come BTREES?
La nostra New Media Agency è innanzitutto in grado di avere a disposizione un team di professionisti con competenze diversificate e complementari.
Noi partiamo da un approccio strategico e sappiamo sviluppare un progetto che abbia doti imprenditoriali, sia orientato ad obiettivi specifici e venga organizzato secondo una comunicazione creativa ad hoc. Le nostre competenze di fundraising unite a quelle dei social media e quelle dei nostri partner ci permettono di gestire campagne di comunicazione di decine di migliaia di euro. Una delle ultime da noi seguite è stata quella per Wendake, un gioco da tavolo di Placentia Games che ha raggiunto 12.000 euro in meno di 24 ore per poi quadruplicare l’obiettivo necessario raggiungendo più di 49.000 euro in 3 settimane, la cui buona parte di finanziatori era nel mercato USA.
4) Cosa sconsiglieresti e cosa invece consiglieresti ad un piccolo imprenditore a cui piacerebbe intraprendere una campagna di crowdfunding?
Prima cosa: non pensare che ti farà guadagnare nel breve periodo, fallo solo se vuoi investire su di un progetto che può far crescere o fidelizzare la tua community nel medio/lungo periodo.
Seconda cosa: se non hai le competenze per farla, se non hai un team a disposizione e se non hai una community, forse non è ciò che ti serve in questo momento.
Terza cosa: se credi veramente in un progetto, segui dei corsi formazione sulle basi del fundraising e del crowdfunding per poter collaborare meglio con chi si occupa di queste campagne.
Il processo del fundraising e del crowdfunding funzionano meglio quando diventano parte integrante dei processi di sviluppo e di produzione di un’azienda e non quando si usano una volta tanto. È infatti constatato che i migliori frutti si ottengono proprio tramite campagne continuative, di anno in anno.